Persistente inadempimento agli obblighi europei. Arriva una multa da 10 milioni e una penalità giornaliera per i ritardi nei depuratori.
L’Italia è stata nuovamente condannata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per il mancato rispetto degli obblighi previsti dalla direttiva 91/271/CEE, che impone agli Stati membri l’adozione di misure efficaci per il corretto trattamento delle acque reflue urbane.
Non è la prima volta che il nostro Paese si trova sotto accusa per questo motivo: già nel 2014, con la sentenza del 10 aprile nella causa C-85/13, la Corte aveva accertato l’inadempimento dell’Italia in 41 agglomerati nei quali le acque reflue non venivano raccolte e trattate secondo gli standard comunitari.
A seguito della messa in mora nel 2018 e dell’inerzia nella piena attuazione delle misure richieste, la Commissione europea ha avviato un nuovo procedimento d’infrazione, questa volta ai sensi dell’articolo 260 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che disciplina le conseguenze dell’inottemperanza a una sentenza precedente della Corte.
L’Italia ha cercato di difendersi, sostenendo di aver ridotto significativamente il numero degli agglomerati non conformi: dai 41 del 2014 a soli 5 nel 2024, e addirittura 4 al momento dell’udienza dinanzi alla Corte nel novembre 2024. Tuttavia, la Corte ha ritenuto che l’inadempimento resti grave e persistente, sottolineando come le scadenze fissate dalla direttiva siano state ignorate per oltre vent’anni, e come oltre dieci anni siano trascorsi dalla prima sentenza senza una piena esecuzione.
Con la sentenza del 27 marzo 2025 nella causa C-515/23 (Commissione/Italia), la Corte ha quindi condannato l’Italia a:
- Versare una penalità giornaliera di 75.000 euro, da calcolare su base semestrale, per ogni semestre di ritardo nell’attuazione completa delle misure previste dalla sentenza del 2014.
- Pagare una somma forfettaria di 10 milioni di euro, per la gravità e la durata dell’inadempimento;
Questa condanna rappresenta un nuovo monito sulla necessità di investire con decisione nelle infrastrutture ambientali e di garantire il rispetto degli impegni assunti a livello europeo, anche in un settore fondamentale per la tutela della salute pubblica e dell’ambiente.